lunedì 10 gennaio 2011

ARTICOLO PUBBLICATO SUL CORRIERE DELLA SERA in data 26 ottobre 2010

Lettera alla giornalista Isabella Bossi Fedrigotti

La strada verso l'EXPO e le correzioni possibili.

Mi rivolgo ancora una volta e Lei, che si è dimostrata in più occasioni interprete delle disavventure dei cittadini milanesi.
Goffredo Mameli, che non era leghista, come non lo sono io, scriveva un tempo che gli italiani erano “schiavi di Roma”… adesso, invece, sono schiavi di eterogenei gruppi che, chissà come formatisi, schiavizzano impertinenti i cittadini.
Uno di questi gruppi è quello che presiede l’Expo 2015.
Da più di due anni l’associazione “Amici della Città Ideale”, che presiedo dal 2000, ha cercato in tutti i modi, con lettere e istanze firmate anchesì da avvocati sia amministrativi che penali, di correggere quanto uno di quei famosi gruppi stava inconsapevolmente maturando in base ad un masterplan che poteva avere di per sé un valido motivo, ma che non prevedeva un risultato avveniristico e quindi positivo per risolvere la “fame nel mondo”.
La proposta, che non avrebbe fatto spendere soldi ai cittadini, che non avrebbe favorito interessi privati occulti e che avrebbe restituito alla città di Milano un’area agricola non solo per la durata dell’Expo, ma anche per il prossimo futuro, non è mai stata considerata e non ha mai ricevuto risposta.
È proprio qui che si doveva insistere: quel famoso gruppo è qui che doveva intervenire. Ha preferito invece decidere di buttar via soldi per costruire manufatti da demolire, e lasciare ai proprietari delle aree agricole la possibilità di costruire enormi volumetrie secondo un’urbanistica assolutamente sorpassata, che è ancora quella di Giulio Cesare, peggiorata dalla facoltà di costruire a qualsiasi altezza, nonostante le scoperte e relative invenzioni della fine del 1800 e principio del 1900: dall’elettricità al motore a scoppio, dall’automobile all’aeroplano e, incredibile ma vero, dalla telematica.
A tutt’oggi è così…ma con l’aiuto dei giornali qualcosa si può ancora salvare.