lunedì 9 maggio 2011

Dalla dittatura politica alla dittatura Architettonica

Ho letto l’altro giorno su diversi giornali come l’architetto di fama mondiale, ma incapace di fantasia personale, magnifica i suoi grattacieli e come ancora oggi incita il cittadino ad abitarli entusiasta che all’ultimo piano si possa vedere una bellissima vista, e che gli incontri tra persone si possono benissimo avere mediante un ascensore, che scende da mille metri a terra, ed una metropolitana, che unisce i grattacieli tra di loro. Alcuni giornali e riviste condotti da medici illustri fanno presente i danni che fisicamente arrecano gli ascensori che in pochi secondi portano i nostri cuori da terra a mille metri di altezza. Da un punto di vista psichico denunciano l’impossibilità d’incontri di chi abita nella stessa casa e la tristezza di chi nel grattacielo abita ai piani inferiori, pur pagando prezzi inverosimili dovuti a costi di costruzione per strutture antistatiche, come vogliono i grattacieli.

L’architetto esclusivamente esibizionista incita i cittadini ad abitare i suoi grattaceli né più né meno di come Hitler incitava i cittadini ad armarsi per diventare padrone del mondo.
Il carisma del dittatore è un fatto che si verifica in natura e nei secoli ha sempre portato ai più sinistri disastri. Fino ai giorni nostri, però, si è verificato effettivamente in politica; oggi purtroppo si verifica anche in architettura, tanto da offenderla togliendole la sua meravigliosa mansione di essere l’arte dell’abitare. La mia lunga vita mi ha permesso di veder nascere il primo grattacielo: era alto 80 metri e fu chiamato il “ferro da stiro” per la sua conformazione. A noi studenti del Politecnico sembrò una cosa meravigliosa perché, oltre a liberare il terreno per essere oasi di verde pubblico, poteva contenere per ciascuno la propria automobile sotto casa, in quanto allora in Italia di automobili se ne contavano soltanto 20.000, mentre oggi ammontano a più di 60 milioni, cioè a una per ogni cittadino. L’architetto di “fama mondiale”, per comodità progettuale, l’automobile non la considera nemmeno; e tutt’al più la posteggia a decine di chilometri lontana dal suo proprietario.

Il desiderio di andare in su è di tutti tempi, come è nella Torre di Babele: andare in su voleva dire andare alla Porta degli Dei e ci si andava attraverso meravigliosi orti e giardini dove era più bello stare e dove allora stava la Regina Semiramide, raccogliendo rose in quei giardini pensili che Nabucodonosor costruiva in tutte le sue città. Ma dove andrebbe oggi a cogliere rose la Regina Semiramide, in un grattacielo dove, all’ultimo piano, al guardare fuori vengono le vertigine e ai piani bassi non vedi più il cielo né il sole perché sono nascosti dal grattacielo che gli sta di fronte?

E’ una mania quella di volere essere più alto degli altri; quando ero bambino in casa c’era un muro pieno di righetti orizzontali con segnate le altezze di tutti noi bambini, e quello che risultava più alto era tutto contento di essere sopra gli altri. Di fronte alla grandezza dell’universo l’uomo, per uomo che sia, è sempre un bambino e chissà perché vuole sempre essere più alto degli altri.
L’architetto di “fama mondiale”, con i suoi grattacieli, è il prototipo del bambino, ma del bambino che si dà delle arie, appunto perché è più alto degli altri; l’architetto di “fama mondiale” non dà più limiti di altezza ai suoi grattacieli, proprio per essere sempre più alto degli altri. Il tragico è che assieme a l’architetto è andato in alto tutto il grattacielo pieno di persone, persone in balia del carisma del dittatore che, come si diceva prima, una volta era solo in politica ed oggi è anche in architettura.

Senza aspettare che sia troppo tardi, il cittadino dovrebbe valutare per conto suo se non ci siano già proposte concrete di architettura, dove la Regina Semiramide possa raccogliere i fiori e avere sotto casa l’automobile.
Questi progetti ci sono già e qualcuno comincia timidamente ad apparire.
Per quanto riguarda Milano, purtroppo la zona Garibaldi Repubblica è già rovinata, ma si sarebbe ancora in tempo ad evitare brutture esibizionistiche e irresponsabili nell’area di City Life, e salvare il concetto basilare dell’architettura che è l’Arte di Abitare.