mercoledì 15 dicembre 2010

CITY LIFE: architettura e urbanistica. (Lettera all'editore della rivista "L'Architetto Italiano")

In attesa di una risposta dall'editore Carlo Mancosu, pubblichiamo quanto scritto alla rivista "L'Architetto Italiano".

Ho letto sulla Sua rivista, l’Architetto Italiano, l’articolo sui cosiddetti grattacieli di City Life “dritto, storto e curvo”.
Ho apprezzato molto l’educazione con cui è stato scritto l’articolo, ma l’educazione non deve arrivare a non dire per compiacimento quello che va detto. Difatti nell’articolo non è detto esplicitamente che quei grattacieli offendono i principi e la missione dell’architettura, che è l’arte dell’abitare.
Un architetto che sia davvero tale non può prescindere dal considerare, prima di tutto, questa etica nel giudicare qualsiasi edificio. Gli edifici proposti per City Life sono, per delle persone normali, letteralmente inabitabili e valgono soltanto per far parlare di sé.
È molto facile confondere l’architettura con la scultura, che può essere un debito ornamento per la città. Ma è proprio qui che un giudizio di un architetto non deve lasciarsi prendere la mano. Il fatto che l’architettura, arte di abitare, possa essere adornata da sculture, o pitture, o anche musica, è un fatto che è stato ripetuto nella storia, ma è stato valido soltanto quando questo ornamento non pregiudicava il modo di abitare. Colonne e capitelli, dorici o corinzi, usati appunto come decorazione, non hanno mai disturbato l’abitazione; sono stati sempre assieme a statue, a inferriate, a serramenti di ogni tipo, soltanto come abbellimento della città: un abbellimento come può essere in una donna un orecchino, una collana, un braccialetto, un anello, una giarrettiera. Cioè l’architettura può contenere in sé abbellimenti ornamentali di ogni genere, fino ad arrivare ad essere una scultura essa stessa, ma non lo può fare se crea disagio all’abitazione, se rende difficile la vita, creando difficoltà di accessi, pericoli di respirazione, vertigini e impossibilità di dialogo.
Proprio in una città ben venga la scultura, ma deve essere scultura fine a sé stessa, e cioè di curiosità, godimento e soddisfazione del cittadino che passa per strada. Non deve mai essere confusa, come purtroppo ha voluto confondersi nei progetti di City Life.
A tutto questo va aggiunta una cosa ancora più importante: il problema e la soluzione dell’urbanistica, della quale l’architettura è soltanto un piccolo particolare. Oggi al mondo non esiste un’urbanistica adeguata alle grandi scoperte e relative invenzioni della fine del 1800 e principio del 1900. Nonostante la scoperta dell’elettricità e l’invenzione della lampadina, che ha sostituito la candela, l’invenzione della vaporiera che ha sostituito i cavalli con l’acqua calda, la scoperta del petrolio e l’invenzione dell’automobile, che ha sostituito anch’essa i cavalli con il motore a scoppio, l’invenzione dell’aeroplano e, incredibile ma vero, della telematica, l’urbanistica attuale è ancora quella di Giulio Cesare.
Il primo cosiddetto grattacielo è stato costruito a New York alla fine del 1800, e agli architetti del primo 1900 non è sembrato vero di poter usare tale modo di costruire con tali possibilità di altezza. Ma questi architetti, io compreso, non hanno lontanamente immaginato cosa sarebbe stato lo sviluppo dell’automobile e dell’aviazione. Quando io ho progettato per la prima volta un grattacielo, in via Imbonati a Milano, in Italia esistevano 20 mila automobili e, quelle poche che servivano le abitazioni del grattacielo, stavano comodamente sul perimetro del grattacielo stesso; oggi di automobili, in Italia, ce ne sono più di 60 milioni e sotto il perimetro del grattacielo non ci stanno più.
Il grattacielo ha determinato un’epoca interessantissima, ma oggi rappresenta esclusivamente un esibizionismo strutturale, peggiorativo al massimo, per la sua possibilità di costruire in altezza, della vecchia e ancora oggi incredibilmente usata urbanistica di Giulio Cesare.
Probabilmente un altro articolo sulla Sua prossima rivista, dimostrativo della inopportunità economica e abitativa dei grattacieli “dritto, curvo e storto”, potrebbe influire sulla possibilità per lo meno di correggerli, facendo ragionare gli attuali acquirenti. Chi ha la stupidità di acquistare tali appartamenti, fa anche fare una figura ridicola a Milano e ai milanesi, che, pur di assomigliare a chi vive a Dubai, si assoggetta a spendere 10 volte di più di quello che sarebbe il costo normale pur di far finta di vivere come quelli di Dubai o di Las Vegas.
Sperando di leggere un articolo in proposito sulla Sua prossima rivista, e che si presenti un’occasione per conoscerLa, Le porgo i miei saluti.