venerdì 7 ottobre 2011

CRISI GENERALE E CRISI DI GOVERNO

In questo momento di crisi generale e particolare in Italia, gli Amici della Città Ideale, progettata per il bene di tutti i Paesi del mondo, ritengono indispensabile che, perché sussista questo concetto di Città Ideale, debba per prima cosa in Italia essere istituito un governo che consenta la possibilità di poter mettere in pratica le finalità della Città stessa.
Col governo attuale in Italia, i principi della Città Ideale, espressione dell’urbanistica avvenire, della progettazione antisismica, dell’etica, della comprensione reciproca, della sanità, della preservazione dell’ambiente e dell’ecologia, non possono essere attuati.
Questo governo utilizza male le risorse che richiede ai cittadini in forma di imposte e quindi il modo di provocarne la caduta è quello di non versare imposte che vengono utilizzate ad arricchimento di pochi anziché a servizio di tutti.
Si ritiene per questo opportuno instaurare un governo nuovo che possa consentire di realizzare quanto è propugnato dalla Città Ideale stessa. Per questo sarebbe sufficiente che il nuovo governo si impegnasse ad adottare tutto quanto proposto dalla Costituzione vigente, debitamente aggiornata da esperti politologi, architetti e filosofi. Gli aggiornamenti riguardano specialmente la sostituzione dell’attuale parlamento con uno composto da tutto il popolo, che elegge per concorso gli addetti, semplici funzionari con il compito di dedurre il parere della maggioranza, che diventa la legge.
L’Associazione Amici della Città Ideale ritiene quindi il caso di sentire il parere dei cittadini italiani sulla proposta contenuta dalla Costituzione del 1948 opportunamente aggiornata.
Nel caso il governo attuale non accettasse tale novità, sarà necessario destituirlo, ricorrendo non già ad un colpo di stato, come si faceva una volta, ma semplicemente all’impegno da parte della maggioranza dei cittadini a non pagare le tasse finché non si cambi il governo.
I cittadini che vogliono aderire a questa proposta possono contattarci attraverso il sito internet www.cittaideale.it

Milano, 7 Ottobre 2011


Guglielmo Mozzoni
Presidente Associazione Amici della Città Ideale

venerdì 19 agosto 2011

Ai consiglieri del Comune di Milano

Milano, 18 Luglio 2011

File allegato: Fascicolo riassuntivo della proposta “Città Ideale”

CITTA’ IDEALE di GUGLIELMO MOZZONI
UNA PROPOSTA CONCRETA
PER LA REALIZZAZIONE DELL’EXPO 2015

UNA PROPOSTA COERENTE CON I PRINCIPI ETICI E PROGRAMMATICI DELL’ESPOSIZIONE, CON UN PROGRAMMA PER LA SUA CONCRETA FATTIBILITA’ ECONOMICA, E CON UN NUOVO MODELLO DI URBANISTICA CHE RISOLVA IL PROBLEMA DELL’ABITABILITA’, FAVORENDO AL MASSIMO LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA DELLA FAME NEL MONDO.


Alla “lettera aperta” indirizzata al sindaco di Milano, che uniamo in copia, aggiungiamo quanto segue.

L’associazione Amici della Città Ideale coglie l’occasione per ribadire la proposta fatta a suo tempo per il masterplan dell’area Expo, ancora oggi valida, approfondendo i temi della fattibilità economico-finanziaria.
L’occasione dell’Expo è la più propizia per mettere in pratica forme alternative di urbanistica e, con questo intento, gli Amici della Città Ideale da più di due anni hanno proposto soluzioni all’amministrazione comunale, fino alla recente “osservazione” alla proposta di variante di PRG dei comuni di Milano e Rho, relativa all’area Expo.

Urbanistica
Le grandi scoperte e relative invenzioni della fine del 1800 hanno determinato un sistema di vita sociale assolutamente diverso da quello dei millenni precedenti.
Di fronte a questo inaspettato evento, che ha cambiato il sistema di vita durato per millenni, l’urbanistica non è cambiata, determinando così problemi di vita sociale ormai insostenibili.
I principi e i presupposti della Città Ideale potrebbero risolvere in gran parte i problemi derivanti appunto dalle grandi scoperte e relative invenzioni e risolvere assieme la vita in comune, la logistica e favorire al massimo la risoluzione del problema della fame nel mondo, portando addirittura l’orto nello spazio dell’appartamento abitabile.
Difatti la Città Ideale, che prevede un complesso abitativo per 5.000 persone organizzato in una struttura sferica di diametro 120 metri, permette di vivere una intera giornata senza l’uso né dell’automobile né di mezzi pubblici, perché in essa è possibile raggiungere in pochi passi sia il posto di lavoro professionale, sia il pronto soccorso, sia la chiesa, sia la scuola, sia anche l’orto per il mantenimento, almeno da un punto di vista vegetale, di ciascuna famiglia. La Città Ideale è stata progettata in modo da sostituire tutte le scale con rampe al 6%, che riducono l’intera Città a vivere come può vivere una città in collina.
La Città Ideale è quindi, prima di tutto, una risposta a risolvere il problema della fame nel mondo, perché riconduce l’uomo a lavorare la terra per coltivarsi il cibo; risolve anche la logistica, in quanto una sola strada potrà servire le abitazioni, permettendo a tutti di avere sotto casa la propria automobile, che oggi ormai è parte di noi stessi, invece di doverla lasciare a chilometri di distanza e dover usare un costosissimo servizio pubblico, come accade nell’urbanistica corrente.

Fattibilità economico-finanziaria
Potrebbe essere assicurata con la partecipazione dei proprietari delle aree, degli enti interessati e della comunità intera ad un fondo immobiliare, che garantisca la composizione degli interessi differenti e quindi la pratica realizzazione dell’operazione attraverso un unico soggetto gestore del fondo. La sottoscrizione delle quote del fondo potrebbe avvenire in tempi brevi e finanziare l’operazione proposta.
Secondo i progetti risulterebbe che la Città Ideale avrebbe un costo di 550 milioni di euro.
Se il progetto fosse adottato per l’Expo 2015, potrebbe essere realizzato in due fasi:
- prima fase: struttura.
I 12 livelli sarebbero sufficienti a garantire le superfici espositive richieste e per contenere le abitazioni necessarie ai coltivatori/espositori.
- seconda fase: abitazioni.
La struttura, a fine Expo, potrà essere completata con le abitazioni previste dal progetto Città Ideale.

Arch. Guglielmo Mozzoni

Vedi: “Lettera aperta” al Sindaco di Milano del 18 Luglio 2011 gia' pubblicato precedentemente;
fascicolo riassuntivo della proposta “Città Ideale”

Lettera aperta al Sindaco dei milanesi

Al Sindaco del Comune di Milano, avv. Giuliano Pisapia
Palazzo Marino
Piazza della Scala, 2
20121 Milano

Milano, 18 Luglio 2011

Caro Sindaco,
in mezzo ai suoi travagli rida un momento con me: ho sentito che il 25 Luglio ci sarà il consiglio comunale. In questa occasione ho molte speranze che Ella riuscirà a rabbonire i miei cari milanesi. Ho molte speranze perché il 25 Luglio mi ha sempre menato buono, da quando, 68 anni fa, dopo che il Re aveva imprigionato Mussolini, il mio Generale Ruggero, comandante della “Difesa di Milano”, non sapeva più che pesci prendere e io, tenente di complemento dell’esercito, mi sono offerto di andare personalmente a chiedere la resa dei Fasci; il Generale mi ha preso per matto, però ne ha approfittato. Sono andato e ho ottenuto la resa incondizionata, salvando il mio Generale Ruggero e salvando Milano dalla guerra civile.
Caro Sindaco, rida con me e sono certo che, con un po' di buona voglia, tra Lei, i consiglieri e il mena buono del 25 luglio, con qualche aggiunta intelligente alla sua firma del famoso accordo, Ella riuscirà a riconquistare pienamente la fiducia della mia cara Milano e far dimenticare come mai si è parlato in origine di acquisto delle aree quando già erano disponibili:

1. Area Cabassi – agricola e tale rimaneva.
2. Area Fiera – già pubblica e, per statuto dell’ente Fiera, a disposizione dei grande eventi.
3. Aree Comunali – come tali già di proprietà pubblica.

Da quel 25 luglio è seguita tutta la mia fortunosa vicenda della Resistenza, fino al lancio in paracadute nell’Aprile 1945 a San Siro per aiutare a liberare Milano definitivamente dai tedeschi. Di fronte a quei momenti, quelli che mi stanno a cuore adesso sono da ridere, però per Milano possono essere molto importanti e, ancora una volta il 25 luglio, che ha menato buono a me e ai miei amici, potrà menar buono anche al sindaco di oggi, che potrebbe essere veramente il Sindaco dei milanesi.
Caro Sindaco, spero di poter ridere presto assieme, specialmente se Ella riuscirà a dare forma alla mia proposta dell’ultima lettera che Le ho inviato dove, riunendo tutte le volumetrie necessarie all’Expo in un unico edificio sferico, in contrapposizione ai degenerati invivibili grattacieli, si potrebbe liberare completamente il territorio, che rimarrebbe agricolo per sempre, anche se solo di 40 ettari e non di 400 come, incredibile ma vero, detto erroneamente dall’amministrazione, che ha sbagliato a calcolare gli zeri (articolo Corriere della Sera del 13 luglio u.s). Anche se pur modesto, di 40 ettari appunto e non di 400, è quello che i milanesi hanno chiesto nell’ultimo referendum.
Aggiungo che la mia proposta sta in piedi anche da un punto di vista finanziario e garantirebbe un margine operativo di investimento pari al 12%. Oltretutto non si avrebbero problemi con il BIE, in quanto la mia proposta si inserirebbe nel territorio Expo senza modificare il masterplan.
Confido in Lei e La saluto cordialmente,

Arch. Guglielmo Mozzoni

giovedì 11 agosto 2011

UNA GRANDE OCCASIONE PER MILANO

Mentre Emiri di ogni tipo misurano la loro potenza finanziaria continuando a fare un grattacielo più alto di un altro, una grande occasione si offre per Milano con l'avvento dell'EXPO 2015 è quella di annunciare al mondo una nuova urbanistica che permetta una vita proficua e serena, dopo le grandi scoperte e invenzioni del principio del novecento.

Mentre appunto gli Emiri cercano di prevalersi uno con l'altro aumentando l'altezza dei grattacieli e rendendo la vita impossibile a chi li abita, Milano potrebbe annunciare al mondo la nuova urbanistica che permetta una vita più facile da vivere in tutti i sensi, dall'approvvigionamento del cibo alla comodità di abitare nel modo più consono alle sue esigenze e preferenze.

Questa possibilità può essere data dalla Città Ideale G.M.2005 ormai conosciuta in tutto il mondo dopo essere stata esposta a Milano, a Pechino, a Tokio e attualmente voluta dalla biennale di Venezia a Palazzo Te a Mantova.

A questo proposito ritengo opportuno segnalare le lettere spedite in proposito ai responsabili dell'EXPO 2015 che verranno pubblicati a breve...

lunedì 9 maggio 2011

Dalla dittatura politica alla dittatura Architettonica

Ho letto l’altro giorno su diversi giornali come l’architetto di fama mondiale, ma incapace di fantasia personale, magnifica i suoi grattacieli e come ancora oggi incita il cittadino ad abitarli entusiasta che all’ultimo piano si possa vedere una bellissima vista, e che gli incontri tra persone si possono benissimo avere mediante un ascensore, che scende da mille metri a terra, ed una metropolitana, che unisce i grattacieli tra di loro. Alcuni giornali e riviste condotti da medici illustri fanno presente i danni che fisicamente arrecano gli ascensori che in pochi secondi portano i nostri cuori da terra a mille metri di altezza. Da un punto di vista psichico denunciano l’impossibilità d’incontri di chi abita nella stessa casa e la tristezza di chi nel grattacielo abita ai piani inferiori, pur pagando prezzi inverosimili dovuti a costi di costruzione per strutture antistatiche, come vogliono i grattacieli.

L’architetto esclusivamente esibizionista incita i cittadini ad abitare i suoi grattaceli né più né meno di come Hitler incitava i cittadini ad armarsi per diventare padrone del mondo.
Il carisma del dittatore è un fatto che si verifica in natura e nei secoli ha sempre portato ai più sinistri disastri. Fino ai giorni nostri, però, si è verificato effettivamente in politica; oggi purtroppo si verifica anche in architettura, tanto da offenderla togliendole la sua meravigliosa mansione di essere l’arte dell’abitare. La mia lunga vita mi ha permesso di veder nascere il primo grattacielo: era alto 80 metri e fu chiamato il “ferro da stiro” per la sua conformazione. A noi studenti del Politecnico sembrò una cosa meravigliosa perché, oltre a liberare il terreno per essere oasi di verde pubblico, poteva contenere per ciascuno la propria automobile sotto casa, in quanto allora in Italia di automobili se ne contavano soltanto 20.000, mentre oggi ammontano a più di 60 milioni, cioè a una per ogni cittadino. L’architetto di “fama mondiale”, per comodità progettuale, l’automobile non la considera nemmeno; e tutt’al più la posteggia a decine di chilometri lontana dal suo proprietario.

Il desiderio di andare in su è di tutti tempi, come è nella Torre di Babele: andare in su voleva dire andare alla Porta degli Dei e ci si andava attraverso meravigliosi orti e giardini dove era più bello stare e dove allora stava la Regina Semiramide, raccogliendo rose in quei giardini pensili che Nabucodonosor costruiva in tutte le sue città. Ma dove andrebbe oggi a cogliere rose la Regina Semiramide, in un grattacielo dove, all’ultimo piano, al guardare fuori vengono le vertigine e ai piani bassi non vedi più il cielo né il sole perché sono nascosti dal grattacielo che gli sta di fronte?

E’ una mania quella di volere essere più alto degli altri; quando ero bambino in casa c’era un muro pieno di righetti orizzontali con segnate le altezze di tutti noi bambini, e quello che risultava più alto era tutto contento di essere sopra gli altri. Di fronte alla grandezza dell’universo l’uomo, per uomo che sia, è sempre un bambino e chissà perché vuole sempre essere più alto degli altri.
L’architetto di “fama mondiale”, con i suoi grattacieli, è il prototipo del bambino, ma del bambino che si dà delle arie, appunto perché è più alto degli altri; l’architetto di “fama mondiale” non dà più limiti di altezza ai suoi grattacieli, proprio per essere sempre più alto degli altri. Il tragico è che assieme a l’architetto è andato in alto tutto il grattacielo pieno di persone, persone in balia del carisma del dittatore che, come si diceva prima, una volta era solo in politica ed oggi è anche in architettura.

Senza aspettare che sia troppo tardi, il cittadino dovrebbe valutare per conto suo se non ci siano già proposte concrete di architettura, dove la Regina Semiramide possa raccogliere i fiori e avere sotto casa l’automobile.
Questi progetti ci sono già e qualcuno comincia timidamente ad apparire.
Per quanto riguarda Milano, purtroppo la zona Garibaldi Repubblica è già rovinata, ma si sarebbe ancora in tempo ad evitare brutture esibizionistiche e irresponsabili nell’area di City Life, e salvare il concetto basilare dell’architettura che è l’Arte di Abitare.

lunedì 10 gennaio 2011

ARTICOLO PUBBLICATO SUL CORRIERE DELLA SERA in data 26 ottobre 2010

Lettera alla giornalista Isabella Bossi Fedrigotti

La strada verso l'EXPO e le correzioni possibili.

Mi rivolgo ancora una volta e Lei, che si è dimostrata in più occasioni interprete delle disavventure dei cittadini milanesi.
Goffredo Mameli, che non era leghista, come non lo sono io, scriveva un tempo che gli italiani erano “schiavi di Roma”… adesso, invece, sono schiavi di eterogenei gruppi che, chissà come formatisi, schiavizzano impertinenti i cittadini.
Uno di questi gruppi è quello che presiede l’Expo 2015.
Da più di due anni l’associazione “Amici della Città Ideale”, che presiedo dal 2000, ha cercato in tutti i modi, con lettere e istanze firmate anchesì da avvocati sia amministrativi che penali, di correggere quanto uno di quei famosi gruppi stava inconsapevolmente maturando in base ad un masterplan che poteva avere di per sé un valido motivo, ma che non prevedeva un risultato avveniristico e quindi positivo per risolvere la “fame nel mondo”.
La proposta, che non avrebbe fatto spendere soldi ai cittadini, che non avrebbe favorito interessi privati occulti e che avrebbe restituito alla città di Milano un’area agricola non solo per la durata dell’Expo, ma anche per il prossimo futuro, non è mai stata considerata e non ha mai ricevuto risposta.
È proprio qui che si doveva insistere: quel famoso gruppo è qui che doveva intervenire. Ha preferito invece decidere di buttar via soldi per costruire manufatti da demolire, e lasciare ai proprietari delle aree agricole la possibilità di costruire enormi volumetrie secondo un’urbanistica assolutamente sorpassata, che è ancora quella di Giulio Cesare, peggiorata dalla facoltà di costruire a qualsiasi altezza, nonostante le scoperte e relative invenzioni della fine del 1800 e principio del 1900: dall’elettricità al motore a scoppio, dall’automobile all’aeroplano e, incredibile ma vero, dalla telematica.
A tutt’oggi è così…ma con l’aiuto dei giornali qualcosa si può ancora salvare.

mercoledì 15 dicembre 2010

CITY LIFE: architettura e urbanistica. (Lettera all'editore della rivista "L'Architetto Italiano")

In attesa di una risposta dall'editore Carlo Mancosu, pubblichiamo quanto scritto alla rivista "L'Architetto Italiano".

Ho letto sulla Sua rivista, l’Architetto Italiano, l’articolo sui cosiddetti grattacieli di City Life “dritto, storto e curvo”.
Ho apprezzato molto l’educazione con cui è stato scritto l’articolo, ma l’educazione non deve arrivare a non dire per compiacimento quello che va detto. Difatti nell’articolo non è detto esplicitamente che quei grattacieli offendono i principi e la missione dell’architettura, che è l’arte dell’abitare.
Un architetto che sia davvero tale non può prescindere dal considerare, prima di tutto, questa etica nel giudicare qualsiasi edificio. Gli edifici proposti per City Life sono, per delle persone normali, letteralmente inabitabili e valgono soltanto per far parlare di sé.
È molto facile confondere l’architettura con la scultura, che può essere un debito ornamento per la città. Ma è proprio qui che un giudizio di un architetto non deve lasciarsi prendere la mano. Il fatto che l’architettura, arte di abitare, possa essere adornata da sculture, o pitture, o anche musica, è un fatto che è stato ripetuto nella storia, ma è stato valido soltanto quando questo ornamento non pregiudicava il modo di abitare. Colonne e capitelli, dorici o corinzi, usati appunto come decorazione, non hanno mai disturbato l’abitazione; sono stati sempre assieme a statue, a inferriate, a serramenti di ogni tipo, soltanto come abbellimento della città: un abbellimento come può essere in una donna un orecchino, una collana, un braccialetto, un anello, una giarrettiera. Cioè l’architettura può contenere in sé abbellimenti ornamentali di ogni genere, fino ad arrivare ad essere una scultura essa stessa, ma non lo può fare se crea disagio all’abitazione, se rende difficile la vita, creando difficoltà di accessi, pericoli di respirazione, vertigini e impossibilità di dialogo.
Proprio in una città ben venga la scultura, ma deve essere scultura fine a sé stessa, e cioè di curiosità, godimento e soddisfazione del cittadino che passa per strada. Non deve mai essere confusa, come purtroppo ha voluto confondersi nei progetti di City Life.
A tutto questo va aggiunta una cosa ancora più importante: il problema e la soluzione dell’urbanistica, della quale l’architettura è soltanto un piccolo particolare. Oggi al mondo non esiste un’urbanistica adeguata alle grandi scoperte e relative invenzioni della fine del 1800 e principio del 1900. Nonostante la scoperta dell’elettricità e l’invenzione della lampadina, che ha sostituito la candela, l’invenzione della vaporiera che ha sostituito i cavalli con l’acqua calda, la scoperta del petrolio e l’invenzione dell’automobile, che ha sostituito anch’essa i cavalli con il motore a scoppio, l’invenzione dell’aeroplano e, incredibile ma vero, della telematica, l’urbanistica attuale è ancora quella di Giulio Cesare.
Il primo cosiddetto grattacielo è stato costruito a New York alla fine del 1800, e agli architetti del primo 1900 non è sembrato vero di poter usare tale modo di costruire con tali possibilità di altezza. Ma questi architetti, io compreso, non hanno lontanamente immaginato cosa sarebbe stato lo sviluppo dell’automobile e dell’aviazione. Quando io ho progettato per la prima volta un grattacielo, in via Imbonati a Milano, in Italia esistevano 20 mila automobili e, quelle poche che servivano le abitazioni del grattacielo, stavano comodamente sul perimetro del grattacielo stesso; oggi di automobili, in Italia, ce ne sono più di 60 milioni e sotto il perimetro del grattacielo non ci stanno più.
Il grattacielo ha determinato un’epoca interessantissima, ma oggi rappresenta esclusivamente un esibizionismo strutturale, peggiorativo al massimo, per la sua possibilità di costruire in altezza, della vecchia e ancora oggi incredibilmente usata urbanistica di Giulio Cesare.
Probabilmente un altro articolo sulla Sua prossima rivista, dimostrativo della inopportunità economica e abitativa dei grattacieli “dritto, curvo e storto”, potrebbe influire sulla possibilità per lo meno di correggerli, facendo ragionare gli attuali acquirenti. Chi ha la stupidità di acquistare tali appartamenti, fa anche fare una figura ridicola a Milano e ai milanesi, che, pur di assomigliare a chi vive a Dubai, si assoggetta a spendere 10 volte di più di quello che sarebbe il costo normale pur di far finta di vivere come quelli di Dubai o di Las Vegas.
Sperando di leggere un articolo in proposito sulla Sua prossima rivista, e che si presenti un’occasione per conoscerLa, Le porgo i miei saluti.