venerdì 19 agosto 2011

Lettera aperta al Sindaco dei milanesi

Al Sindaco del Comune di Milano, avv. Giuliano Pisapia
Palazzo Marino
Piazza della Scala, 2
20121 Milano

Milano, 18 Luglio 2011

Caro Sindaco,
in mezzo ai suoi travagli rida un momento con me: ho sentito che il 25 Luglio ci sarà il consiglio comunale. In questa occasione ho molte speranze che Ella riuscirà a rabbonire i miei cari milanesi. Ho molte speranze perché il 25 Luglio mi ha sempre menato buono, da quando, 68 anni fa, dopo che il Re aveva imprigionato Mussolini, il mio Generale Ruggero, comandante della “Difesa di Milano”, non sapeva più che pesci prendere e io, tenente di complemento dell’esercito, mi sono offerto di andare personalmente a chiedere la resa dei Fasci; il Generale mi ha preso per matto, però ne ha approfittato. Sono andato e ho ottenuto la resa incondizionata, salvando il mio Generale Ruggero e salvando Milano dalla guerra civile.
Caro Sindaco, rida con me e sono certo che, con un po' di buona voglia, tra Lei, i consiglieri e il mena buono del 25 luglio, con qualche aggiunta intelligente alla sua firma del famoso accordo, Ella riuscirà a riconquistare pienamente la fiducia della mia cara Milano e far dimenticare come mai si è parlato in origine di acquisto delle aree quando già erano disponibili:

1. Area Cabassi – agricola e tale rimaneva.
2. Area Fiera – già pubblica e, per statuto dell’ente Fiera, a disposizione dei grande eventi.
3. Aree Comunali – come tali già di proprietà pubblica.

Da quel 25 luglio è seguita tutta la mia fortunosa vicenda della Resistenza, fino al lancio in paracadute nell’Aprile 1945 a San Siro per aiutare a liberare Milano definitivamente dai tedeschi. Di fronte a quei momenti, quelli che mi stanno a cuore adesso sono da ridere, però per Milano possono essere molto importanti e, ancora una volta il 25 luglio, che ha menato buono a me e ai miei amici, potrà menar buono anche al sindaco di oggi, che potrebbe essere veramente il Sindaco dei milanesi.
Caro Sindaco, spero di poter ridere presto assieme, specialmente se Ella riuscirà a dare forma alla mia proposta dell’ultima lettera che Le ho inviato dove, riunendo tutte le volumetrie necessarie all’Expo in un unico edificio sferico, in contrapposizione ai degenerati invivibili grattacieli, si potrebbe liberare completamente il territorio, che rimarrebbe agricolo per sempre, anche se solo di 40 ettari e non di 400 come, incredibile ma vero, detto erroneamente dall’amministrazione, che ha sbagliato a calcolare gli zeri (articolo Corriere della Sera del 13 luglio u.s). Anche se pur modesto, di 40 ettari appunto e non di 400, è quello che i milanesi hanno chiesto nell’ultimo referendum.
Aggiungo che la mia proposta sta in piedi anche da un punto di vista finanziario e garantirebbe un margine operativo di investimento pari al 12%. Oltretutto non si avrebbero problemi con il BIE, in quanto la mia proposta si inserirebbe nel territorio Expo senza modificare il masterplan.
Confido in Lei e La saluto cordialmente,

Arch. Guglielmo Mozzoni

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